giovedì 3 luglio 2008

a me mi piace fare i biglietto del treno se...

Non faccio il biglietto sul treno perchè:

- c'è troppa fila alle biglietterie e le file mi ricordano gli animali che vanno al macello o gli schiavi che vanno al bordello
- c'è troppa fila quasi sempre perché su sei biglietterie solo tre sono attive
non faccio il biglietto del treno perché:

- le macchinette automatiche che emettono i biglietti a volte non accettano banconote e a volte ti fottono i soldi e se è di giorno ancora ancora che i bigliettai ti rimborsano, se è di notte sono cazzi.

Una volta però su un treno mi blindarono, cioè mi rinchiusero, cioè rimasi incagliato, inchiummato, incarcerato, perché?

la mia è una proposta politica, un gioco al massacro al contrario, cioè creativo, io martello i miei neuroni della paura fino a quando li sfondo, li sfracello, e con lo spirito degli antichi, cioè di quelli che vent'anni fa salivano sui treni senza biglietto o coi biglietti taroccati e viaggiavano (c'è qualche cenno nel libro Fedeli alla roba, di Angelo Panebarco, Stampalternativa), cioè aiutato anche da questo spirito, ecco, così vado avanti, a esplorare il vasto mondo della clandestinità quotidiana invisibile e innocua, del banditismo ferroviario e non solo, della vita vera, nuda, sincera. Tutto il resto sono macerie, minchiate, bagascisimi, farsità, plastica.

Comunque, una volta mi blindarono, anzi, mi blindai io!

A me mi fa morire sta cosa che basterebbe che ogni "Notav" si accanisse nella quotidianità concreta, per far crollare l'Impero della Tav, basterebbe giocare un po con la paura e massacrarla, la paura che abbiamo dentro, ed esplicitare il rifiuto di non pagare il biglietto sul treno, basterebbe questo per far crollare l'Impero della Tav, ma comunque, qualcuno può pensare e dire che non è così facile e semplice, ma io dico che è molto semplice far crollare tutto, ma il fatto è che, come dice quello del XVI secolo, de la Boetie, nel libro sulla Servitù volontaria, ecco, come dice quello, siamo servi volontari, e ci piace, se ci rendiamo profondamente conto di questo, la servitù volontaria crolla e così si liberano le energie insurrezionali, eversive, evertenti, divertenti. Qualcuno può dire che le cose si devono fare insieme, risolvere le cose da soli è avarizia, risolverle insieme è politica, diceva don Lorenzo Milani, ma il contesto è cambiato, e Bauman nel libro Voglia di comunità spiega bene che il danno, il trauma, è ancora tutto da gestire, elaborare, e dice che oggi siamo rimasti soli, e non c'è più possibilità di agire collettivamente, ci resta come una condanna l'azione individuale, cioè non possiamo scegliere, è così e basta, se riusciamo a rendercene conto, si libereranno dentro di noi le energie insurrezionali, se no continuiamo a fare le pecore come quelli che fanno i biglietti alle biglietterie cioè la fila o i biglietti alle macchinette che non accettano banconote o ti fottono e poi ti mangi veleno e ti rodi il fegato e poi ti prendi gli psicofarmaci, comunque...

Comunque, una volta io mi blindai, salìi sul treno, tra Perugia e Rimini, a fine maggio, e mi infilai nell'ultimo vagone, un vagone di servizio, che c'è una sedia vecchia con l'intelaiatura di corde di gomma, all'antica, la sedia è di metallo credo, ed è semovibile, a volte scancarinata anche, e davanti alla sedia un tavolino, cioè un ripiano di formica, e lì ogni tanto ci sta un capo treno o qualcuno di questi qui che mmurritiano con le carte del treno e cose così. A volta io ci metto la bicicletta in questo scomparto, in mancanza di scomparto per le biciclette, cè uno spazio aperto e vuoto, e poi una porta che si apre sulla cabina di comando. Io quella volta mi infilai lì, avevo una rivista erotica tipo Xcomics, dico me la godo, e mi siedo sulla sediolina all'antica. A un certo punto arriva un ragazzo con la bicicletta, vuole entrare e non riesce ad aprire. Allora provo anch'io ad aprire. Niente. Da fuori qualcuno se ne accorge. Io faccio cenno di andare a chiamare un controllore. Il controllore arriva, o meglio, da fuori il treno arriva un tipo, un macchinista, che sta scendendo, dice che prova a dirlo al capotreno. Poi torna dicendo che il capotreno ha detto che verrà ad aprirmi prima di Rimini! io mi metto a sogghignare, mi guarda una ragazza ferma al binario, sta aspettando un altro treno. Ci capiamo, anche lei sogghigna amaramente, della serie "Vidi vidi a cchi livellu simmu". Ma intanto io resto dentro. Dopo un pò di lettura e di incredulità realizzo la situazione: mi hanno sequestrato! Ci sono i termini per denunciare trenitalia di sequestro di persona? Dopo un pò dico a qualcuno che vada a chiavare un capotreno qualunque. Dopo un pò vuol dire dopo una o due stazioni. Ci stiamo avvicinando a Rimini. Viene il capotreno. Mi spiega che la porta si chiude automaticamente, quel tipo di porta. E che in realtà i passeggeri non ci potrebbero stare lì dentro. Arriviamo a Rimini. Io mi sono divertito anche sta volta. Comunque devo dire in tutta sincerità che per questo viaggio avevo pagato il biglietto. 11 euro, cinque ore di viaggio e due cambi: Foligno e Falconara Marittima.
A me mi piace pagare il biglietto, quando non c'è fila alle biglietterie e quando posso guardare negli occhi il bigliettaio o la bigliettaia, sono un postromantico, io
Andrea Speranza