domenica 21 settembre 2008

coalizionecontrolamorte

"Egli soffre per motivi la cui vacuità é tale da spaventare lo spirito, e si consacra a valori la cui ridicolaggine salta agli occhi (...)
dal momento che non é facile approvare le ragioni invocate dagli esseri umani, ogni volta che ci si separa da uno di loro la domanda che viene alla mente é invariabilmente la stessa: come mai non si decide a uccidersi?"

da E. Cioran, Sommario di decomposizione

sulle derive assolutistiche

Ogni assoluto - personale o astratto - è un modo di eludere i problemi, ma anche la loro radice, la quale non é altro che panico dei sensi

da E. Cioran, Sommario di decomposizione, p. 21

dalsommariodidecomposizionedicioransullapoesia

La definizione é la menzogna dello spirito astratto, la formula ispirata la menzogna dello spirito militante: c'é sempre unq definizione qll'origine di un tempio, una formula vi raduna ineluttabilmente dei fedeli. E' il modo in cui cominciano tutti gli insegnamenti. Come non orientarsi allora verso la poesia? Essa ha - al pari della vita - la scusante di non dimostrare nulla

in E.Cioran, Sommario di decomposizione

dalsommariodidecomposizionedicioran

Soltanto il poeta si assume la responsabilità dell'"io", soltanto lui parla a nome di se stesso, soltanto lui ha diritto di farlo

La poesia si imbastardisce quando diviene permeabile alla profezia o alla dottrina: la "missione" soffoca il canto, l'idea intralcia il volo. Il plurale implicito del "si'" e quello esplicito del "noi" costituiscono il confortevole rifugio dell'esistenza falsa

Il trionfo della non autenticità si attua nell'attività filosofica, questo compiacimento nel "si'", enell'attività profetica(religiosa, morale o politica), queste apoteosi del "noi"

(in E. Cioran, Sommario di decomposizione, pag. 30-31)

marsigliabainait

sta sera silenzio
nella biosfera
sta sera silenzio a marsiglia
che chi vuoe se la piglia
il vuoto o il senso del vuoto pesa
é un vuoto o un senso di vuoto abnorme
domenicla appunto
che ti prende allo stomaco
e lo porta via
anzi lo porta giù
dritto all'inferno!

Pero', tutto sommato, se non fosse perché é domenica, starei bene. vabé la domenica ci vuole cosi' uno si riposa, pero' qualche minchione mi potrebbe scrivere una letterina in questa domenicq tristissima con la sindrome da emigrato a portata di mano e di sangie a pri,a o poi scoppio di sangue dalla testa e dal cuor e addio amor, che cos'é l'amor, anreone

sabato 6 settembre 2008

comelavorofaccioritieroticointimi

Che lavoro faccio? Sostanzialmente questo: chiedo alla gente se vuole fare all’amore con me! Loro rispondono straniti, non gli sembra vero. Anch’io ci resto stranito se mi dicono di sì e poi mi pagano. L’ho imparato da un ragazzo che lo faceva e io non ci potevo credere che gli andasse bene, cioè che dicessero di sì e che poi lo pagassero anche. Allora ci provai anch’io e, piano piano, ho imparato. Comunque faccio tutto io, loro devono solo stare fermi, “bastano pochi minuti”, dico io. Eh sì, questo devo ammetterlo: sono veloce, e qui sta il mio segreto. Sì, loro sono più contenti perché, dicono, “abbiamo poco tempo”. Prima, all’inizio, ci mettevo più tempo, poi ho imparato a velocizzare e adesso gira meglio. All’inizio andavo nei posti e nei giorni dove c’era la gente giusta: li chiamano Festival. Ci sono in certe città, ogni anno, di solito d’estate ma anche in primavera e autunno (a volte la gente come me, in certi festival, è vestita in costume medievale: infatti anch’io ho comprato un piccolo costumino e la cosa mi piace perché è un po’ magica e un po’ romantica)

Qualcosa lo organizzano anche a ridosso del Natale; quindi, chi vuole, ci può campare con questa attività. Anche se devo dire che c’è una certa mafia, perché ci sono quelli come me, per esempio, cioè i cani sciolti, che non guardano al lucro, cioè ai finanziamenti previsti dall’Unione Europea, quindi non riescono a camparci tanto serenamente: altri invece che hanno gli agganci giusti, stanno dietro agli assessori ecc. e trovano le scorciatoie ecc. Ma io mi sent’bene così: duro e puro! Anzi, più puro che duro, che se fossi più duro cercherei anch’io i finanziamenti, o no?

Una volta una ragazza mi disse che si imbarazzava a guardarmi negli occhi. Infatti l’unica cosa che chiedo è questa: guardarmi negli occhi almeno per i primi minuti. Io le dissi, a questa ragazza, che “guardarsi negli occhi è come fare l’amore”, e lei rispose: “No, di più”.

Mi danno cinque o dieci euro ogni volta. Dieci euro per due o tre persone, anche se è capitato, ma si possono contare sulle dita di una mano, che mi abbiano dato venti euro: una volta a Bologna, due ragazzi albanesi di quelli di lunga permanenza; e una volta a Firenze, una giovane donna. E anche un’altra o altre due volte ma non ricordo bene dove e chi.

Dico “due o tre persone” perché mi sono specializzato anche per i gruppi. Lo faccio spesso alle coppie, ai trii, ai quartetti, e a volte anche a gruppi di cinque o sei persone. Anche ai bambini, benché qualcuno dice che ai bambini sarebbe meglio di no, è più delicato, difficile e cose del genere. Guadagno poco ma non ci pago le tasse. Do il frutto del mio lavoro sotto forma di carta macchiata. In quelle macchie ci sono però tracce che ricordano e ripropongono linee del volto e in parte del corpo di chi partecipa con me a questo rito eroticointimo.