lunedì 24 marzo 2008

fiorello nun vota e a ccu minchia la cunta 2

Ecolo! Eccoolà a Fiorello! In verità ci fussi di prendere la palla ar barzo e sputtanari a Fiorello e spiegari un pò parlannu picu picu chi vor dire daveru oggi come oggi votare ppi ll'elezioni elettorali! Bagascisimi e pigliatina ppi lu culu sempri uguali! Ma non solo, non solo! Il fatto è molto più grave, e dobbiamo averlo presente, quannu facimmu li paternali e nni martiddiammu li cugliuna dicinnu a noi stessi e agli altri di fari o pinsari quarcosa e di colpevolizzarci per fare o pensare qualcosa di "sovversivo", "esagerato", "radicale", "controproducente", mafiosesco. Io mi riferisco molto a quello che ho vissuto negli anni della mia formazione, c'è stato un periodo in cui pensavo che fare la spesa è come dare un voto. E andavo dietro a sti raggiunamenti ccu fare integralistoide e si facivanu li janchi tanti Beppe Grillo, Zanotelli e lu commercio equo e solidale (Ctm Altromercato e tutti sti capucciuna ccu tutto il rispetto per quelli che ci lavorano con consapevolezza e si arramanu li cugliuna per lederive prevedibili di queste organizzazioni).

Ma tutti quelli che propongono "alternative" varie ed eventuali con fare integralistoide e sospettosamente "accanito". Se uno ci pensa, ca votare è una forma di riempire le tasche a gente che ci tiene con l'acqua alla gola e col cappio al collo, pare un paradosso, una cosa strana: ma come? Chiddi si pigliano i soldi per stringere il cappio attorno al nostro collo? Certo, ci sono quelli consapevoli di questo, e prima poi smettono di votare, o comunque non martellano nè si martellano i colgioni più di tanto perchè non si nascondono nè nascondono secondi fini o cose del genere. Certo, la cosa più impressionante è che la mafia non è nulla in confronto al sistema parlamentare, e perchè ci martellano i coglioni con provenzano e compagnia bella? Forse per farci dimenticare che i veri "Provenzano" sono in Parlamento? Strapagati da quegli stessi "soggetti" che gli tengono la sedia sotto il culo e con le loro spalle e le loro frustrazioni li tengono in piedi? Cci vulissi un bellu disegnino per esprimere questa ancora non troppo chiara (a molti?) situazione e condizione. Ora, quarcuno può dire: MA se guadagnassero come un operaio normale, i "politic", avrebbe senso il voto. Io risponderei: No, perchè è il principio che non funziona, sarebbe meno pesante da sopportare sta raffica di martiddati nni li cugliuna, ma sarebbe comunque destinato ad appesantirsi la situazione, arriverebbe, prima o poi, lì dove ci troviamo adesso. Una volta ho letto di striscio un libricino sulla democrazia di Ida Magli, dove diceva che l'Italia è un esempio di quello che le altre democrazie diventeranno: le altre democrazie sono "indietro", rispetto all'Italia, siamo troppo avanti! Anzichèno! Abbrazzammuni e partimmu!

io e i miei sandali

In una serata umida piovosa e limpida io decisi in connubio con lei di togliermi i sandali e tornare alle scarpe chiuse

In una serata di aria umida piovosa e limpida (che poi si abbirsò verso le sette, cioè, dopo che fece buio, cioè smise di piovere e restò l’aria limpida e pulita dalla pioggia caduta per quasi tutto il giorno e un po’ della sera prima) io decisi in connubio con lei di togliermi i sandali e tornare alle scarpe chiuse. Certo, a me fossero (lo so che si dice sarebbe ro ma nella mia lingua si dice “fussiru”) piaciute (raccontare) le storie successe prima di arrivare a dire queste quattro parole (“tornare alle scarpe chiuse”).Ma da dove incomincio? Non lo so da dove comincio, quindi non comincio. Certo, alla base di questo racconto c’è una voglia di riscatto: chi lo doveva dire che una donna che viene dalla terra dei sandali per eccellenza, mi doveva fare pressione (e impressione?) tanto da convincermi a comprare un paio di scarpe chiuse a fine marzo, a Roma! Io che c’ero venuto in una notte bianca piovosa di settembre coi sandali neri e lucidi che mia sorella mi aveva comprato per il suo matrimonio per evitare che spuntavo con un paio di sandali controproducenti! Ma di quella notte bianca a Roma ho raccontato per filo e per segno in un racconto che si chiama Sabir e che Mauro Mì ha pubblicato sul suo sito, che quello mi pubblica tutti i racconti che gli mando, a scatola chiusa, manco se lo fa dire due volte. Ecolo!, come direbbero i ragazzi romanostiensi che frequento ultimamente e con cui coabito. Eccoli lì, Mauro Mì! Qualche minuto fa non è che me lo vedo spuntare - il suo nome, non lui in carne ed ossa - in uno di questi barlibreria vicino Piazza Vittorio, a Roma, dove paghi dodici euro un tè e un bicchirinu di vinu, ma ti mozzichi li palli ppi nunnaviriti pigliatu (compreso nel prezzo!) un libru di deci euro dove avevi trovato il racconto di Mauro Mì. Senza sapiri nnè cchì nnè ccumu. Un racconto che parla di come ci si rovina la vita per il pallone! Scritto da Mauro Mì, che scopro, leggendo il racconto, che da “piccolo” tifava Catanzaro! Bivi, Palanca…(io comunque Palanca me lo ricordo particolarmente, e anche Massimo Mauro mi ricordo!) E scopro altre cose di Mauro Mì, ma soprattutto stu racconto mi fa viniri voglia di scrivere anche a me ca avi assai can un mi dedico a questo tipo di svago. Ma pirchì Mauro Mì mi fa pinzari ai sandali? Forsi perché giorni fa, mentre giravo nel suo sito e vedevo i miei racconti pubblicati, ho trovato una sua introduzione a un racconto che comincia tipo così: “A.M. è uno che cammina coi sandali anche d’inverno…”. Ora, per farla breve, che forse mi sto incartando, volevo scrivere un racconto di uno che si innamora dei sandali e però, dopo aver attraversato valli e campi, mari e monti (ti u rricurdi di quannu cuglisti aranci a metà dicembre vicino Castelbuono di Sicilia? A pedi nudi? Pirchì li stivali di gomma ti soffocavano i piedi? E all’inizio ti pariva stranu e poi ti ci abituasti e ti pariva normale affunnari li pidi nni la terra nuda e scura di li Madonii?Ti ricordi di quannu in Val di Susa, un mese dopo la raccolta degli aranci, coi sandali e i pedi nudi passeggiavi con la neve sotto i piedi e i pedi caudi? Ti ricordi a febbraio a Enna i primi passi coi sandali e i calzettoni? CA Pino D. ti diceva “Io non mi sento di contestarti perché tra vent’anni i dduttura nni diranno ca usare i sandali d’inverno fa bene”? Ma il fatto è che i sandali e i pedi nudi, nni ricordanu chiddu ca simmu, e chiddu ca simmu, iè nenti ccu nenti, nuddu ammiscatu ccu nenti, puvirtà, miseria, cinniri…E si tu usi a pelliccia di visone in Sicilia ca u suli spacca li petri, un ti dici nuddu nenti, mmeci si usi i sandali ti talianu cumu fossitu…Nenti ammiscatu ccu nenti, e si scandanu, si scandanu di chiddu ca su, ca simmu…

Fra vint’anni poi macari ti vinu a cercanu, e tu ci cunterai di i beddi timpi! Di quannu ti mintivatu i sandali d’inverno. E di quella sera che una donna venuta dalla terra dei sandali ti convinse a “passare” alle scarpe chiuse a fine marzo, che a Roma pioveva come in quella notte bianca di settembre, e ci conterai di com’eri contento tu (contenti tutti!) ca parivatu un “milanese in vacanza”, come ti diceva la donna all’uscita del negozio dove tu ti eri accattato a dieci euri le “superga” modello storico (cioè quelle allungate e strette con la punta tipu ballerina!), un negozio pseudocinese gestito da italiani anzi romani che ci sono più commesse/vigilantes che commesse addette alla vendita…In Piazza Vittorio. E tu ora ccu ste scarpe chiuse senti ca i tuoi piedi sono diversi, ti senti più serio, più credibile, ti senti “un altro!”. Quant’è bella l’amicizia delle donne che vengono dalla terra dei sandali e ti convincono a toglierti i sandali! Ora sì che sono un uomo vero! Anche se mi manca qualcosa, un debito con me stesso: ddu minchia di libbro col racconto di Mauro Mì….Quello “compreso nel prezzo” (12 euri un bicchirinu di vinu e na caraffa di thè verde!), devo andarlo a “ritirare”, quanto è vero Ddio!

Antonio Strano

sabato 22 marzo 2008

fiorello non vota e a ccu minchia la cunta

la questione del voto e non voto è vecchia come il cucco ma sempre attuale, come in tutte le società civili che si portano dietro bubboni a non finire e spendono energie a profusione per evitare di far esplodere i bubboni e per nascondere le esplosioni e per converitre le esplosioni in implosioni arricchendo farmacisti e psichiatri e pretume vario ed eventuale. Fiorello l'ha sparata grossaun paio di settimane fa, dicendo che non sarebbe andato a votare se i politici non avessero risolto la questione dei rifiuti in Campania e a Napoli in particolare. Sarebbe interessante inquadrare il "fenomeno" Fiorello per capire cosa vuol dire. E per esempio fare un piccolo esercizio di smontaggio mediatico, del tipo: provate a dire di non votare in pubblico e vedete che gragnuola di pietrate vi arriva in testa come se steste proponendo di uccidere qualcuno. In verità state proponendo di uccidere uno dei cardini della democrazia, che vuol dire automaciullarsi i colgioni da soli, fare un favore ai padroni cioè, togliergli il disturbo di mantenere il loro dominio e autoprodurselo in casa (il proprio asservimento, la propria oppressione utile ai padroni). Da Etienne de la Boetie a Baudelaire, sappiamo che la servitù volontaria è alla base dei sistemi democratici moderni, baudelaire era molto più spicciolo e colorito: le democrazie occidentali, diceva, sono formule che le genti hanno trovato per darsi martellate sui coglioni. E infatti è così: se tu proponi di non votare in modo determinato e consapevole stai proponendo di smetterla di darsi martellate sui coglioni, ma siccome questa è una servitù volontaria che si protrae nei secoli dei secoli, e a chi domina le scene e tira le fila dei burattini e degli zoombies conviene mantenere la situazione per com'è, hai volgia di proporre di smetterla. E' come una droga di quelle fra le più potenti: così come la democratizzazione dell'automobile, fra le più grandi sciagure della storia dell'umanità, ma quelli sono i perni, basterebbe assumere la responsabilità di dirsi: "questi sono i perni", e (re)agire di conseguenza (perchè un'altra trappola è quella di dire "sì questi sono i perni ma non ci possiamo fare niente"), ma anche se dico "basterebbe", so che ...hai volgia di dire e fare....

Ora, io mi sono rotto i coglioni di urlare, però mi piglia bene osservare un Fiorello che ti propone una cosa sacrilega, eretica, e vedere che fa notizia, che non gli arriva a lui la gragnola di pietrate, primo perchè è un pagliaccio, un buffone, nel senso che è pilotato, manipolato, lui non esiste come volontà autonoma, come capacità di far funzionare il cervello e collegarlo col cuore, è uno di quelli che contribuisce a far andare avanti una macchina che schiaccia e avvelena la storia dell'umanità. Uno che contribuisce a far andare avanti quella impalpabile sciagura, una delle più grandi catastrofi dell'umanità: il successo, la spettacolrizzazione della realtà, di se stessi, della propria dignità e quant'altro (tanto di cappello all'arte e alla dignità dei pagliacci e dei buffoni seri, veri, poveri, onesti).

Fiorello è figlio di un finanziere, e non è questo il punto che lo marchia a fuoco, è la rielaborazione che lui fa di questo: e cioè il dire "Mio padre era finanziere ho un grande rispetto di questo corpo militare e rispetto anche il generale Speciale". Non ho parole per definire queste uscite che definire vergognose è nulla. Sono tutti trucchi e stratagemmi che la società dello spettacolo adopera per accreditare e scambiarsi segnali di "complicità", la mfia è nulla in confronto, almeno la mafia agisce nella clandestinità, o comunque svolge il lavoro sporco o quello che non si deve vedere, questi "segnali" di complicità tra affiliati a un progetto di oppressione e dominio delle coscienze (il sistema militare, la televisione, lo spettacolo...) avvengono alla luce del sole, anche se i meccanismi stordenti e avvilenti che quegli strumenti implicano (lospettacolo, la televisione...) non fanno percepire a molti questi segnali, anzi, invece di suscitare ribbrezzo e insurrezione, al contrario, suscitano simpatia e credito per Fiorello (che si dichiara filomilitarista) e il Generale Speciale apprezzato anche da uno come Fiorello che rappresenta lo spettacolo in forma più divertente (di-vertire vuol dire portare fuori da una strada, sviare, se percorriamo una strada con consapevolezza e in modo volontario non abbiamo bisogno di cambiare strada, o di qualcuno che ci faccia di-vertire, appunto). Il Generale Speciale è amico di don Gelmini, e il cerchio si chiude. Casa, Chiesa, Televisione, Famiglia, Comunità, Repressione, Dominio e controllo delle coscienze...

Tornando al discorso del non voto, ce ne sarebbero altri "simpaticoni" tipo Andrea Rivera e altri burattini come lui, da "bachettare" per il fatto di dichiarare apertamente e pubblicamente le loro preferenze partitiche, ma lasciamo stare, alla prossima. Per ora ci basta Fiorello.

giovedì 6 marzo 2008

nni murì u cani

Sta notti nna mma gghiri a travagliari
e mancu dumani nnammu a sdruvigliari, iè inutile, mi manca ddu minchia di pizzu di Giacomo Leopardi a lu capizzu, ca lu lassavu nni la casa misu npizzu, nni la casa di la francisa violinista, a quannu sarà ca lu ripiglierò di ntesta. Ma intantu a la biblioteca lu puzzu truvari, bagascia di so mà cci la iè ddari!E senza mancu na chitarra a lu capizzu, mi sintu pirsu e murtu ntra lu pizzu, angelo