martedì 28 ottobre 2008

a proposito del portable come gadget di distruzione di massa

Sta mattina ho comprato la Repubblica a Marsiglia, credo la prima volta che compro un giornale italiano da quando sono arrivato in Francia, e cioè ormai più di un mese, quasi quasi un mese e mezzo. A pagina 28 trovo il servizio di Francesca Caferri sul Congo: se la guerra civile minaccia i gorilla. Sta mattina a casa di D., per dire le coincidenze della vita, a casa di D., dove mi sono svegliato, ho lasciato un volantino che avevo preso nello suat des tanneries, a Dijon, circa due settimane fa. In quel volantino c'erano scritte suppergiù le cose che ha scritto Francesca Caferri, solo che Franscesca Caferri ha dimenticato di aggiungere un dettaglio, una liason, come direbbero i francesi, che era anche il titolo del testo del volantino: le portable, gadget de detrution de masse. E cioè: il telefonino, gadget di distruzione di massa. In quel testo si spiegano cose che molti sanno e molti non sanno, e cioé che le schede dei telefonino sono fatte di coltan, che é un minerale resistente al calore, le cui miniere si trovano in Congo, proprio vicino alle pianure dove abitano i gorilla in via di estinzione. E che nelle miniere di coltan ci lavorano molti bambini strappati alla scuola, e che le milizie dei ribelli del Congo comprano di contrabbando il coltan dalle compagnie minerarie e lo rivendono a tre società, una statunitense, una tedesca e una cinese, le quali trasformano il coltan in polvere e lo rivendono alla Ericsson, alla Nokia e ad altre tre o quattro compagnie telefoniche che troviamo stampate sui nostri telefonini. Le domande che mi sorgono spontanee sono: quelli che scrivono nel volantino che il telefonino é un gadget di distruzione di massa sono integralisti, esagerati o veritieri? E poi ancora: come mai le catene di commercio equo e solidale non lanciano una campagna di boicottaggio e di consumo critico in tal senso? E poi ancora: ma ha senso parlare di queste cose, tanto ormai é fatta, non si puo' più tornare indietro...E poi ancora: ma se sono cose che sanno tutti perché la giornalista di Repubblica non le scrive? E poi ancora: Terra selvaggia, una rivista che fanno un po' di gente di Pisa e dintorni, tempo fa ha pubblicato un articolo sui danni del telefonino sugli esseri viventi, utenti e non utenti, come mai quasi tutti i redattori di Terra selvaggia sono in carcere o ricercati e imputai di "associazione sovversva avente come scopo l'eversione del'ordine democratico" (270 bis). Io ne approfitto per ricordare il volto e il sorriso di Leo, tuttora perseguitato dalla Legge italiana e accusato di favoreggiamento in associazione sovversiva, vai più lontano che puoi Leo, le mie lacrime e il mio grido non potranno salvarti, ma almeno squarciare il velo del silenzio, quello si che possono farlo. Per chi volesse ricevere il testo completo scritto in francese sta mattina a proposito di questo argomento lo chieda scrivendo un commento a questo post, angelo

sabato 25 ottobre 2008

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19 settembre, Dall'Oasi dei Ghirardi verso Genova via Chiavari e Passo del Bocco con meta metaforica: Parigi!

Il mio nemico non ha divisa, ama le armi ma non le usa
nel fodero ha una carta visa e quando uccide non chiede scusa

Andavo cantando questo minchia di motivetto di Daniele Silvestri mentre con la bicicletta partivo dall'Oasi WWF dei Ghirardi sotto la pioggia con le orecchie e la testa che risuonavano dei "Ma parti con la pioggia?" dei companeros rurales che abitano li e che mi hanno ospitato tra metà agosto e metà settembre. Avevo anche un peso notevole a livello emotivo di cui adesso non parlero' ma di cui ho accennato nel diario da Nizza. Si', perché questo pezzo di diario della partenza l'ho scritto la sera stessa a mano ma l'ho ricopiato per ultimo, cioé adesso, dopo quattro giorni dalla partenza e dopo aver scritto un pezzo di diario per ogni città dove ho trascorso almeno una notte, a parte quello che ho scritto da Nizza dove non ho trascorso una notte infatti é un diarietto veloce e breve rispetto agli altri.

Di quella partenza ricordo la pioggerelina che cadeva e io che avevo detto ai companeros prima di partire che se avesse rinforzato la pioggia sarei tornato, certo, sono cose che si dicono per... come dire...pro forma, certo, se si fosse messo a piovere d'la madona, come dicono i miei amici di sSan Feliciano trasimeno, Andrea, Nicola e gli altri, magari si' che sarei tornato indietro, ma intanto all'inizio gli alberi del sentiero scosceso mi proteggevano dalla pluie, il cappuccio del kway non l'ho messo quasi per niente, cosi' respiravo meglio l'aria del bosco e cose del genere. Dopo i primi passi con la bicicletta in mano che la srada era troppo scoscesa e avrei rischiato di cadere come mi era capitato tempo prima e soprattutto avrei rischiato di rompere un raggio della ruota posteriore, com'era capitato tempo prima, ecco dopo i primipassi con la bicicletta in mano, mi sono messo a pedalare, ma la fanghiglia si é accumulata nei freni e ha neutralizzato quasi del tutto il freno anteriore

Il mio nemico non ha divisa,
ama le armi ma non le usa
nel fodero ha una carta Visa
e quando uccide non chiese scusa

(comunque ho scoperto qui in Francia che la carta poste pay che ho utilizzato per prelevare i soldi fa parte del gruppo di carte Visa!)

Allora mi sono messo a chiedere, non appena arrivato a Bedonia, dopo aver attraversato tutta l'Oasi e il pezzo di strada asfaltata provinciale o Statale che rimane prima di arrivare a Bedonia, mi ero messo a chiedere ai carrozzieri e meccanici (uno, anche perchè un altro era chiuso che già era l'una) se mi aiutavano a riparare il freno, ma quello mi aveva detto che mi poteva prestare una chiave ma non il suo tempo. Avevo continuato mezzo sconsolato e, finalmente, tra Bedonia e Santa Maria taro era successo il miracolo di cui ho raccontato nel diario da marsiglia.
Comunque adesso ricopio paro paro quello che ho scritto a mano la sera del 19 settembre appena arrivato a Genova

Due cose, una bella e una brutta di oggi?
Una bella: non so da dove iniziare. Una brutta: idem.

In verità sto raccogliendo e custodendo dentro di me le suggestioni, dalla partenza piovosa di sta mattina alla telefonata a mia madre che ha preso per regalo di compleanno i ritratti che le ho spedito per il regalo di nozze di mio cugino A. (in verità avevo pensato che due o tre ritratti dei sei spediti, li potevo regalare a mia madre, e uno anche a mia zia, sua sorella, ma non ricordavo che il 18 settembre era il compleanno di mia madre, o meglio, forse incosciamente si'); dal bar lungo la strada tra Bedonia e Santa maria Taro dove non vendevano bottigliette d'acqua di plastica (proprio a me doveva capitare l'unico bar noglobal del mondo!) ai tipi in tuta da operaimeccanici lungo la strada boscosa che mi hanno riparato il freno anteriore della bici; dal filo del freno posteriore che mi sembrava rotto e invece era soltanto "fuoriuscito"fino all'arrivo a Genova, prematuro! Se era aperto il biciclettaio di Chiavari che ho trovato chiuso sarei rimasto a Chiavari? Nel senso che lo spirito iniziale e ideale e integralista di questo viaggio poteva essere quello di viaggiare solo in bicicletta e quindi fermarmi nel paese dove arrivo in serata e dormire li', in questo senso Genova era prematura, pensavo di arrivarci l'indomani. Invece un po' la pioggia agli irti colli (nel pomeriggio, dopo le quattro non pioveva più e anzi era spuntato il sole) un po' la telefonata ad A. di Genova mi hanno fatto accelerare, anche perché A. mi ha detto che c'era un'iniziativa ial Grimaldello e ci potevamo vedere li', allora ho preso il treno per Genova rompendo a sacralità della bicicletta, sacralità quasi dogmatica e quindi potenzialmente integralista.