sabato 22 marzo 2008

fiorello non vota e a ccu minchia la cunta

la questione del voto e non voto è vecchia come il cucco ma sempre attuale, come in tutte le società civili che si portano dietro bubboni a non finire e spendono energie a profusione per evitare di far esplodere i bubboni e per nascondere le esplosioni e per converitre le esplosioni in implosioni arricchendo farmacisti e psichiatri e pretume vario ed eventuale. Fiorello l'ha sparata grossaun paio di settimane fa, dicendo che non sarebbe andato a votare se i politici non avessero risolto la questione dei rifiuti in Campania e a Napoli in particolare. Sarebbe interessante inquadrare il "fenomeno" Fiorello per capire cosa vuol dire. E per esempio fare un piccolo esercizio di smontaggio mediatico, del tipo: provate a dire di non votare in pubblico e vedete che gragnuola di pietrate vi arriva in testa come se steste proponendo di uccidere qualcuno. In verità state proponendo di uccidere uno dei cardini della democrazia, che vuol dire automaciullarsi i colgioni da soli, fare un favore ai padroni cioè, togliergli il disturbo di mantenere il loro dominio e autoprodurselo in casa (il proprio asservimento, la propria oppressione utile ai padroni). Da Etienne de la Boetie a Baudelaire, sappiamo che la servitù volontaria è alla base dei sistemi democratici moderni, baudelaire era molto più spicciolo e colorito: le democrazie occidentali, diceva, sono formule che le genti hanno trovato per darsi martellate sui coglioni. E infatti è così: se tu proponi di non votare in modo determinato e consapevole stai proponendo di smetterla di darsi martellate sui coglioni, ma siccome questa è una servitù volontaria che si protrae nei secoli dei secoli, e a chi domina le scene e tira le fila dei burattini e degli zoombies conviene mantenere la situazione per com'è, hai volgia di proporre di smetterla. E' come una droga di quelle fra le più potenti: così come la democratizzazione dell'automobile, fra le più grandi sciagure della storia dell'umanità, ma quelli sono i perni, basterebbe assumere la responsabilità di dirsi: "questi sono i perni", e (re)agire di conseguenza (perchè un'altra trappola è quella di dire "sì questi sono i perni ma non ci possiamo fare niente"), ma anche se dico "basterebbe", so che ...hai volgia di dire e fare....

Ora, io mi sono rotto i coglioni di urlare, però mi piglia bene osservare un Fiorello che ti propone una cosa sacrilega, eretica, e vedere che fa notizia, che non gli arriva a lui la gragnola di pietrate, primo perchè è un pagliaccio, un buffone, nel senso che è pilotato, manipolato, lui non esiste come volontà autonoma, come capacità di far funzionare il cervello e collegarlo col cuore, è uno di quelli che contribuisce a far andare avanti una macchina che schiaccia e avvelena la storia dell'umanità. Uno che contribuisce a far andare avanti quella impalpabile sciagura, una delle più grandi catastrofi dell'umanità: il successo, la spettacolrizzazione della realtà, di se stessi, della propria dignità e quant'altro (tanto di cappello all'arte e alla dignità dei pagliacci e dei buffoni seri, veri, poveri, onesti).

Fiorello è figlio di un finanziere, e non è questo il punto che lo marchia a fuoco, è la rielaborazione che lui fa di questo: e cioè il dire "Mio padre era finanziere ho un grande rispetto di questo corpo militare e rispetto anche il generale Speciale". Non ho parole per definire queste uscite che definire vergognose è nulla. Sono tutti trucchi e stratagemmi che la società dello spettacolo adopera per accreditare e scambiarsi segnali di "complicità", la mfia è nulla in confronto, almeno la mafia agisce nella clandestinità, o comunque svolge il lavoro sporco o quello che non si deve vedere, questi "segnali" di complicità tra affiliati a un progetto di oppressione e dominio delle coscienze (il sistema militare, la televisione, lo spettacolo...) avvengono alla luce del sole, anche se i meccanismi stordenti e avvilenti che quegli strumenti implicano (lospettacolo, la televisione...) non fanno percepire a molti questi segnali, anzi, invece di suscitare ribbrezzo e insurrezione, al contrario, suscitano simpatia e credito per Fiorello (che si dichiara filomilitarista) e il Generale Speciale apprezzato anche da uno come Fiorello che rappresenta lo spettacolo in forma più divertente (di-vertire vuol dire portare fuori da una strada, sviare, se percorriamo una strada con consapevolezza e in modo volontario non abbiamo bisogno di cambiare strada, o di qualcuno che ci faccia di-vertire, appunto). Il Generale Speciale è amico di don Gelmini, e il cerchio si chiude. Casa, Chiesa, Televisione, Famiglia, Comunità, Repressione, Dominio e controllo delle coscienze...

Tornando al discorso del non voto, ce ne sarebbero altri "simpaticoni" tipo Andrea Rivera e altri burattini come lui, da "bachettare" per il fatto di dichiarare apertamente e pubblicamente le loro preferenze partitiche, ma lasciamo stare, alla prossima. Per ora ci basta Fiorello.

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