martedì 24 giugno 2008

milano 13 giugno al camporom: italiani e rom (dis)uniti nel calcio e nella carità

MILANO, 13 E 14 GIUGNO 2008: ROM E ITALIANI (DIS)UNITI NEL CALCIO E NELLA CARITA'

Milano: 13 giugno 2008. Cena al Campo Rom di Via Barzaghi e festa sfumata. L'indomani mattina il Corriere di Milano in prima pagina spedisce una foto e poche righe che parlano di "Rom e italiani uniti nel nome del calcio". Nella pagina interna in cui continua il racconto si legge che la Casa della Carità e Radio Popolare hanno organizzato la serata per far incontrare italiani e Rom davanti un televisore per vedere Italia- Romania, che finisce 1 a 1.

L'articolo sopra parla di militarizzazione delle città con l'approvazione del ddl che approva la spedizione di alcune migliaia di miltari in posti "caldi" delle città italiane.
Perchè all'assemblea finale del meeting antirazzista, svoltasi alla CAscina Torchiera, fra le 19 e le 22 di sabato 14, qualcuno parla di "ostilità" da parte di radio Popolare e della Casa della Carità?

Facciamo qualche passo indietro. La mattina del sabato, davanti l'edicola vicino al Cimitero Maggiore, vedo e sento una donna che parla con l'edicolante. La donna avrà poco meno di cinquant'anni, abbigliamento e acconciatura dei capelli "benestanti" (privilegiata, direbbe don lorenzo Milani). Dice che lei conosce una romena molto educata, non come "quelli che sono entrati nel mio appartamento, che se li avessi trovati li avrei riempiti di randellate". Io ascolto e vorrei reagire, visceralmente, poi penso a quello che mi diceva A. un mese fa circa, lui abita in un piccolo paesino sul Lago Trasimeno. Mi diceva che evita di leggere i giornali per evitare di avvelenarsi il sangue, ma poi era andato dal barbiere e uno che era lì aveva detto che "non se ne può più di immigrati clandestini e di Rom" Allora A. aveva detto che non basta non leggere i giornali, il veleno ti arriva uguale.



Questa era una "divagazione", torniamo al Campo Rom di Via Barzaghi, la sera del 13, io e N. arriviamo tardi, sotto la pioggia.

Al Campo Rom la pioggia ha "devastato" la possibilità di fare la festa prevista: spettacoli, musica, cibo ecc. Solo il cibo rimane possibile e la partita Italia-Romania che secondo Casa della Carità e Radio Popolare "unifica italiani e Rom".

Il giorno prima uomini armati e in divisa hanno fatto irruzione nel Campo (erano dieci? erano venti? O di più?) e chiedono documenti a chi conoscono da anni, "me li hanno chiesti mille volte, mi conoscono da anni", come dice uno di loro all'assemblea della sera del sabato al Torchiera. "Ho la voce bassa perchè a un certo punto mi sono incazzato e mi sono messo a urlare". "Mi sembra che siamo tornati ai tempi di Hitler", dice anche questo il tipo, ha circa cinquant'anni, un'aria da persona consapevole, parla di Dio, della terra e della razza umana, "Noi non siamo di nessuno, la terra non è di nessuno, è di Dio". "C'è un progetto di annullamento del popolo Rom, è già successo in altri periodi, vogliono cancellare la razza dei Rom, e sapete perchè? Perchè il popolo Rom non ha un esercito, non ha mai avuto un'armata, non ha mai aggredito un altro popolo". Queste parole le diceva durante l'assemblea. All'inizio ha fatto un discorso su Dio e sul popolo Rom, poi è andato nel concreto, parlando delle "visite" degli uomini armati alle cinque del mattino nei Campi. E il discorso si fa più interessante, più concreto.

Quando io e N. arriviamo sotto la pioggia al Campo Rom sono rimaste poche persone, qualcunoa arrivato da Padova, qualcuno da Genova che riconosco, e altri di Milano ovviamente. Si parla di "dove andare a dormire", a noi ci viene ssegnato un soppalco della cascina torchiera. Anche perchè il ragazzo che ci ha fatto salire in macchina per l'ultimo tratto di strada sotto la pioggia in Via Barzaghi, è del giro del Torchiera. Ci riferiamo a lui quindi, il quale ci dice che possiamo dormire lì, appunto.

Mentre aspettiamo di andare a dormire salutiamo alcuni che riconosciamo e alcuni del posto. Poi entriamo in una baracca dove ci sono altri seduti attorno a un tavolo. Io chiedo se c'è ancora qualcosa da mangiare. Scatta l'operazione "cibo". All'inizio ci danno un piatto con degli involtini di verza bollitA CON DENTRO CARNE TRITATA E CIPOLLA TRITATA E sughetto ricavato dalla bollitura. E ci mettono in un tavolo della baracca dove siamo entrati. Poi ci spostano in un'altra baracca dove ci sono tre o quattro uomini seduti attorno a un tavolo, due o tre ragazzi buttati su un letto, due o tre donne che servono, bottiglie di birra sul tavolo, e S. e F., i due del comitato di appoggio che ha organizzato il meeting. Si parla del più e del meno, del clima di tensione creato ad hoc dalle Istituzioni, delle intimidazioni delle guardie armate dei giorni precedenti, del raduno di neofascisti che è stato spostato a Rho, che fino a un giorno prima doveva essere qiui vicino, ma "all'ultimo momento gli hanno dato la diffida e lo hanno spostato vicino Rho", come ci aveva detto già M., il ragazzo che ci ha fatto salire sulla sua automobile per l'ultimo pezzo di strada prima di arrivare al campo.

"Il nemico numero uno", dice qualcuno dei presenti, "è la Casa della Carità e don V. C., il Direttore".

(Io lo conosco don V., penso, era direttore della Caritas e quindi "mio" direttore quando facevo il servizio civile a Milano con la cooperatica sociale laica e di sinistra ma fondata da un sacerdote di strada serio, tanto serio che poi, quando la carità, negli anni '80 diventò sempre più un business, lui se ne uscì e se tornò in parrocchia)

Dice un altro: "E gli abitanti dei Campi lo sanno che il nemico numero uno è don V., che una volta è venuto e lo volevano menare, infatti manda i suoi scagnozzi, non viene più".

La cosa che mi aveva colpito di più, quando, dieci anni fa, avevo incontrato don V., durante una manifestazione di obiettori di coscienza in servizio civile, era che aveva i body guard, le guardie del corpo, la scorta, proprio come don Gelmini! Erano gli unici due "preti di strada" che avevo visti scortati come due ministri!

Il corteo di sabato non è autorizzato. "Anche perchè la Casa della Carità ha fatto pressione perchè non fosse autorizzato". Ma perchè? Che interesse ha la Casa della Carità a non fare autorizzare un corteo di solidarietà? Qualcuno di quelli seduti attorno al tavolo dice che la Casa della C. ha ricevuto tre milioni di euro per la gestione dei tre Campi Rom di Via Barzaghi e via Triboniano". Qualcun altro continua ad aprire birre e a offrirle ai nuovi arrivati, un ragazzo biondiccio di circa trent'anni e una ragazza cogli occhiali e gli occhi verdastri. La donna bella e formosa nei suoi cinquant'anni continua a servirci gli involtini che non ricordo come si chiamano (semalès? no, no, non c'entra un cazzo, ma un pò di queste lettere sono contenute nel nome dell'involtino)

"La Casa della C. ha interesse che tutto resti dentro, nel ghetto, tutto sotto silenzio, per questo non vuole che facciamo il corteo. Ovviamente il lavoro sporco lo fanno gli uomini in divisa, la questura che non da l'autorizzazione per il corteo, ma dietro c'è lei".

Io penso a Ivan Illich e ai suoi libri che non ho letto e che parlano della perversione dovuta all'Istituzionalizzazione della Carità: corruptio optimi pessima est, e penso ad A., che ci ha tutti i libri di Ivan Illich e quando vado a casa sua mi faccio spiegare questo concetto della corruzione dei migliori che produce il danno più atroce, ma è molto più complessa la spiegazione. Prima o poi organizziamo un seminario e spieghiamo un pò di cose: tipo un monologo sulla Carità perversa e poi A. spiega il concetto di corruptio optimi pessima est. E poi un monologo su un tema qualsiasi e A. spiega il concetto di alfabeitizzazione dello spirito popolare di cui si parla nel libro ABC, l'alphabetization de l'esprit populaire, ancora non tradotto in italiano.

"Siamo in guerra, questa è una guerra contro di noi", dice un uomo seduto attorno al tavolo, anche lui dall'aria adulta, sulla cinquantina, uno di quelli antichi, veterani. Beviamo birra e facciamo scontrare le bottiglie per brindare, e ci diciamo "Nurok", che nella lingua dei Rom vuol dire "Salute".

"La Casa della C. non vuole che Rom e italiani si incontrino ed escano fuori dai campi Rom"

Andiamo a dormire con un pò di perplessità, paure forse, preoccupazioni? (Anche se io sono contento di rivedere Milano e questi luoghi della mia gioventù studentesca-universitaria). Per i fascisti che i Rom temono come la peste (una ragazza che incontriamo l'indomani mattina e che abita in una roulotte accanto al Torchiera ci chiede se ci saranno i fascisti); per gli uomini in divisa e armati che già dal mattino, il sabato, vediamo davanti il Cimitero Maggiore, che è anche davanti a Cascina Torchiera. Esco per fare colazione e per provare a fare qualche ritratto. Con i venti euro che avevo dietro ci ho pagato il biglietto dell'Eurostar ieri. A Nadia è andata meglio, non l'hanno sgamata. Neanche a me fino a Bologna. Poi abbiamo fatto come all'inizio, cioè dopo pochi minuti della partenza, tra Firenze e Prato. N. era andata verso il controllore e l'aveva dribblato, cioè era passta oltre, pur sfiorandolo, ma lui controllava i biglietti agli altri, poi ero passato anch'io, e lo avevo dribblato, poi anche un musulmano ed era andata bene. Dopo Bologna c'era meno gente, N. era partita e l'aveva dribblato, io ci avevo provato, troppa poca gente, lui mi aveva sbarrato la strada, chiesto il biglietto e io avevo detto che ce lo avevo al mio posto, più avanti, spesso funziona, sta volta aveva detto"Allora vallo a prendere", io ero andato e sperato che non mi seguisse e/o che si scordasse. Non si era scordato e mi aveva seguito. Mi ero barricato nell'ultimo bagno disponibile. Lui era venuto a bussare. Allora avevo spiegato le cose come stavano: devo fare uno spettacolo di teatro politico al campo Rom di Milano, per motivi di lavoro non eravamo partiti prima delle cinque, dopo le cinque c'erano solo Eurostar. Dopo un "dammi il documento", "Non non te lo do", "Allora chiamo la Polfer", mi aveva portato serenamente nella cabina del capo treno, dopo che ho spiegato la situazione anche al capo treno, abbiamo trovato un accordo: 18 euro di biligetto, il valore del biglietto come fosse un treno regionale!

Al corteo viene anche ma sorella che abita a Milano. Mi porta due magliette a maniche corte che mi ha comprato un pò di tempo fa. Segue tutto il corteo camminando con me e con altri compagni e compagne che vado incontrando. Ci sono i compagni di Rovereto, di Torino, di Genova, arrivano altri due da Firenze, da Pavia, da Napoli, da Bologna, da Padova e altri e altre ancora. E, ovviamente, molti di Milano, qualcuno della Val di Susa.

Un compagno di Napoli ha la pelle color cioccolato. "Lo "scopriamo" quando sentiamo una voce che al microfono, mentre camminiamo lungo Viale Certosa, dice cose tipo "i morti sul lavoro in Italia non sono colpa dei Rom", e altre cose del genere, dette bene, a effetto quasi, io e altrai applaudiamo quasi a ogni minuto. Mi avvicino con mia sorella e vediamo che lui ha la pelle nera. Io penso a un "intellettuale" di Milano arruolato all'uopo per comunicare bene durante il corteo. Invece, contro i miei sospetti maligni, sapremo che viene da Napoli, e ha seguito tutta la vicenda del campo Nomadi di Ponticelli incendiato a metà maggio di quest'anno.

"I salari che si abbassano, il fatto che gli italiani non arrivano a fine mese, non è colpa dei Rom", e giù applausi.

Mia sorella si meraviglia che ci siano tanti uomini armati e in divisa vicino ai Campi Rom da dove partiamo. Lei mi raggiunge all'inizio del corteo, proprio davanti il Campo Rom di Via Barzaghi. Poi arriviamo al Piazzale del Cimitero Maggiore. Il cordone della polizia occupa tutta la piazza, cioè sbarra lal strada. Io esclamo "Sta minchia!", mia sorella dice, in tono sedativo: "Vabè, lasciali stare, che male ti fanno?" Poi aggiunge, sogghignando: "Manco fossimo allo stadio!"
Saremo meno di mille. Forse duecento i Rom, tra gli altri impedimenti, oltre ai controlli alle cinque del mattino, il ocrteo non autorizzato, lapaura dei fascisti, in uno dei tre Campi c'eè oggi una commemorazione della morte di un fratello di uno che abita nel Campo. Dopo una buona mezzora di traccheggio e di concorddamento con i capi dlele forze armate, partiamo.

"Non basta mangiare Kebab per non essere razzisti", e giù applausi

OPPRESSI MA NON SOTTOMESSI, c'è scritto in uno striscione che quelli del comitato di base hanno preparato. Scritta rossa e nera su bianco: i bambini del Campo Rom da dove partiamo lo reggono, io e N. diciamo che prima di arrivare alla fine del corteo il lenzuolo si strapperà. Invece no: arriva intero fino alla fine. BASTA RAZZISMO è lo slogan che all'inizio i ROM e tutti noi urliamo. Loro lo intonano un pò canterellando. Poi lo intoniamo ogni volta che fa una pausa il tipo dalla pelle color cioccolata ventuo da Ponticelli. STOP RAZZISMO, dice lui. Dietro di noi ci sono i compagni di Torino, poi quelli di Rovereto e Trento. Prima di partire, cioè sabato mattina, hanno fatto in tempo a contrastare un gruppo di leghisti e neonazisti che volevano sgomberare un campo Rom "abusivo" vicino Trento. Quelli di Torino in quest'ultimo mese, leggendo i comunicati su informa-azione.info, stanno facendo un lavoro della madonna per sputtanare i rresponsabili della morte del ragazzo del cpt di Via Brunelleschi a Torino, e per difendere quelli che stanno denunciando le botte che ricevono dai guardiani del cpt. Il tutto a colpi di azioni dirette, un presidio davanti la casa del responsabile sanitario della Croce Rossa di Torino e cose così.

Mia sorella fa qualche foto del corteo, dello striscione con delle scritte rosse, ma il telefonino non riesce a fotografare "in grande". Mi fa qualche foto a me di profilo e poi quando prendo sulle spalle un bambino Rom che avevo già incontrato all'inizio del corteo, anzi, già nel campo Rom da dove eravamo partiti. Era in braccio alla madre e volevo prenderlo fra le braccia ma non era voluto venire. Sta volta, a metà corteo, si era allontanato dalla madre e io ho colto l'occasione per buttarmelo sulle spalle.

A un certo punto del corteo vediamo un tipo affacciato a un balcone con la bandiera di Che Guevara e qualcuno gli fa un applauso. Poi sotto il ponte che taglia Viale Certosa più o meno, ci siamo fermati. In alto, affacciata a una fisestra di un decimo o quindicesimo piano, c'è una ragazza con le mutande nere e una maglietta bianca. Sembra ahce ben fatta. Qualcuno le lancia un fischio, ma lei è impassibile, guarda il corteo dall'alto. Mia sorrlla me la indica sorridendo. io le dico di farle una foto, lei glie la fa ma è troppo lontana, il telefonino non ha lo zoom!

Arriviamo alla fine, durante il corteo vari interventi al microfono si sono succeduti. Il corteo non autorizzato...vine autorizzato a superare il Piazzale del Cimitero. L'idea è quella di arrivare al Campo Rom per fare un'assemblea lì. Niente, il cordone degli uomini in divisa ci sbarra la strada centeo mentri prima del Campo di Via Barzaghi. C'è un tentativo di contrattazione tra alcuni capi della Pula e alcuni dei nostri. Qualcuno dei nostri comincia a urlare "Via via la Polizia", e altri lo seguono, i capi della pula si allontanano, ma il cordone rimane lì. La motivazione ufficiale è che non abbiamo autorizzazione a entrare dento il Campo, ed è una disposizione del comune di Milano, credo in generale, non solo per il corteo o per noi. la sera prima era stata chiesta un'autorizzazione. La motivazione ufficiosa è, come diceva qualcuno la sera prima, che non autorizzando il corto si alza la tensione, il messaggio è: "voi siete irregolari, quindi vi controlliamo, in quanto pericolosi, e se succede qualcosa vi carichiamo e siamo giustificati da lfatto che non siete autorizzati. L'autorizzazione c'era ieri anche perchè c'era di mezzo la Casa della Carità e radio Popolare, che si sono messi in messo anche e soprattutto per oscurarvi, infatti i giornali parlano della partita e di italiani e Rom insieme". Come dice S., un'altra delle organizzatrici, "la giornalista de la Repubblica che conosciamo ci ha detto che domani non darà la notizia del corteo, il corteo ufficialmente non ci sarà".

Allora loro ci hanno accontentato, "fatevi sto minchia di corteo irregolare e andate a fare in culo, vi facciamo arrivare fin dove vogliamo noi e ci dovete dire grazie, se no bastonate!".

Si parla della possibilità di sfondare, di forzare il cordone, ma siamo troppo pochi, e soprattutto, faremmo il loro gioco, potrebbe essere traumatizzante per i Rom già subissati di batoste militari. Rimaniamo per circa un'ora a occupare la strada, c'è chi propone di fare l'assemblea lì, invece alcuni Rom vanno a prendere bibite e beveraggio al Campo e e ce le portano. S. dice che così per un pò occupiamola strada, poi andiamo alla Cascina torchiera a fare l'assemblea.

All'assemblea vengono fuori diversi spunti interessanti. Uno dei quali è di fare un'assemblea al Campo Rom, il 22 giugno, ripartiamo da lì.

Gli interventi si susseguono, sembra che ci sia una linea comune nel promuovere azioni dirette di autodifesa da attacchi fascisti governativi e non governativi. Un pò come hanno fatto a Rovereto che sono riusciti a fare smontare un gazebo della Lega a forza di controinformazione col megafono, contemporanea al Gazebo, e poi ci hano dato anche un colpo secco (al Gazebo) e via, via leghisti e via Gazebo dalla Piazza di Rovereto (vedi comunicato e racconti su informa-azione.info)

Ci sono anche quattro o cinque francesi venuti da Parigi per testimoniare le politiche francesi sull'immigrazione e la persecuzione dei Rom anche lì. Parlano di uno sciopero dei lavoratori irregolari che in alcune zone di Parigi hanno bloccato alcuniristoranti e centri ocmmerciali. Su questa linea si potrebbe ipotizzare un ammutinamento dei lavoratori irregolari al Mercato della frutta di Milano
Una delle proposte è quella di ammutinarsi sui mezzi pubblici dove, "per esempio sulla 67 di Torino e sulla '91 di Milano, si stanno verificando rastrellamenti e deportazioni di controllori trasformati in sbirri e sbirri trasformatiin carcerieri", come dice M. di Torino.

Noi l'ammutinamento sul treno lo facciamo, ripartiamo per Firenze senza biglietto sul treno dell 23 pieno di "pendolari" per Crotone. Poi da Bologan, alle 5 e 15, prendiamo il treno Euronait che viene da Vienna, due di noi fanno il biglietto e due no. Ci buttiamo sul corridoio di un vagone letto. Dormiamo un'ora. Il controllore fa scndere un uomo sulla cinquantina che ha pagato ma che "non può stare nel vagone letto". Noi siamo "abbassati" e non ci vede. Siamo in cinque. Due col biglietto e tre no. Io sento di essere due volte clandestino: senza bigietto e senza "autorizzazione" a viaggiare su quel vagone. Abbiamo steso anche i sacchi a pelo, io e N., F. e C. no, sono intrecciati a bell' è meglio, perchè non ci si può mettere unoa ccanto al'altro, visto che il corridoio è stretto. Si intrecciamo "testa ccu testa". A un certo punto uan signora esce dal loculo per andare in bagno. Gli lancio un'occhiata "complice", della serie: chi te lo doveva dire di viaggiare su un treno con gli "artisti" che ti dromo sotto i piedi? Poi esce un uomo, forse il marito. E già giorno. Si mettono a guardare fuori dal finestrino. E un pò guardano noi che dormiamo. a un certo punto passa una donna vestita di nero, piccolina, in inglese o in tedesco dice qualcosa a F., che non capisce e si rimette a dormire, tra il seccato e l'incompreso. Poi passa una giovane ferroviera, non ci dice niente, ci scavalca senza disturbarci, io rido e dico "Grandiosa". Durante l'assemblea, quello che parlava di Dio e delle visite al Campo Rom alle cinque di mattina di giovedì, aveva detto che il popolo Rom è la punta di un attacco a tutti noi, "voi non arrivate con gli stipendi all afine del mese, e quanto prima attaccheranno anche voi, è una guerra per tutti"

A mia sorella, prima di andarsene da Via Barzaghi e tornare a casa, le faccio un regalo: la maglietta rossa che avevo comprato qualche giorno prima a Firenze: c'è una sagoma di uomo a capo chino con cappello e valigetta e una rotella attaccata alla schiena, come un robot appunto, e accanto alla sagoma c'è scritto "STA VITA PIACE A CHI PAGA E TACE...RUBA!" La scritta e la sagoma sono azzurre.


Io volevo dire un pò di cose durante l'assemblea, ma le dirò dopo.










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