mercoledì 21 novembre 2007

carcere senz'anima in tv

Cio, mi sento parecchio abbacchiato, sarà l'aria di bologna, l'aria di PAdova (dov'ero ieri e fino a sta mattina), l'aria fredda, il formaggio, il rodaggio, il miraggio, cazzo ne so. Sarà che le sparano grosse, ora pp'ammucciari chiddu ca nun si pò, li sparanu cchiù grussi di chiddu ca si pò (...) ti sparanu ntesta, e su cuntenti accussì. Queste brevi strofe riprese dal brano Decrescita democratcia compreso nel cd PArlu ccu ttia, presentato ieri sera all'Omba Rossa di Padova, esprimono bene il vissuto di chi legge sui giornali di oggi la "notizia" della fiction Liberi di giocare, con Isabella Ferrari e un certo Favino, fiction ambientata in un carcere, neanche il manifesto e la "lucida" Norma Rangeri riesco a uscire dal tunnel del "buonismo" o comunque dal nascondimento della realtà carceraria. In pratica la fiction è stata accusata da polizia penitenziaria e chi per essa, di offendere l'operato dei secondini, perchè c'è una guardia carceriera che fomenta lo spacio di droga dentro il carcere e qualche scena di pestaggio da parte delle guardie ai detenuti, come se non fosse cosa di tutti i giorni....Chissà cosa potrebbe sentire (schifo? Impotenza? Frustrazione? Desiderio di vendetta inesplicabile?) qualcuno che dopo aver letto queste righe, va sul sito informa-azione.info, e fresca fresca ci trova una lettera di Bogu dal carcere di Piacenza, sovraffollamento e cose del genere, se ti fanno male i denti se ti va bene ti becchi un Aulin, e le docce ammuffite e quant'altro, chissà cosa potrebbe sentire uno che legge il libro Acthung BAnditen, in cui AMrco CAmenisch ci illumina sulle condizioni dei lager italici dei nostri giorni? Eppure, ci voleva la fiction Liberi di giocare per farci sapere dei pestaggi e delle connivenze mafiose dei secondini, come se non bastessero i pestaggi mortali quotidiani di cui qualcosa ogni tanto viene fuori, come il corp senza vita di Aldo Bianzino a Perugia un mese fa, quello di Federico Aldovrandi (fuori dal carcere ma sempre morto di bastonate poliziesche) a Ferrara poch anni fa, quello del ragazzo di Livorno pestato a morte nel carcere Le Sughere di Livorno, Marcello Lonzi è il suo nome e cognome, chissà cosa sentono i cuori di chi li hanno perduti, leggendo le parole di falsità infamità e violenza di giornali, TV, fiction e Norma Rangeri
Antonio Strano

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