lunedì 5 novembre 2007

diariosienaviterbolungoilagerdelpresente di antonio strano

Diario in bicicletta, 3 e 4 novembre 3007, Siena Viterbo e ritorno

Scrivere serve a salvare, a curarsi, a specchiarsi, ma anche a "entrare" nei.. nelle cose va, in questo caso nei luoghi, nelle vie (ferrate), nel..

Per esempio se io metto "Siena-Viterbo e ritorno" nell'intestazione del diario dico bene, ma sto "uccidendo" (non salvando, non curando, non entrando dentro) il treno Siena-Chiusi e poi (ma già, prima, lì ce ne sarebbero di cose da dire, per esempio la fila allo sportello della stazione di Siena per fare il biglietto con conseguente incazzatura perchè di tre sportelli ne funziona solo uno...ma evitiamo se no diventa troppo lunga, magari ci torniamo dopo), e poi, dicevamo, da Chiusi per Attigliano-Bomarzo e da lì in bicicletta verso Viterbo, anche perchè per fare 25 Km (cioè da Attigliano a Viterbo) devi aspettare due ore il treno che poi ci metterà tre quarti d'ora, insomma, tu non ci volevi credere, quando allo sportello di Siena, dopo mezz'ora di aspettare il tuo turno (perchè di tre sportelli solo uno è aperto) l'omino di Trenitalia ti diceva che saresti arrivato alle 18,40 a Viterbo, e siccome erano le 13, 00, speravi che al di sopra di Roma i treni andassero a un certo ritmo, ma farti cento chilometri in cinque ore (13,20 parti da Siena e 18,40 arrivi a Viterbo) o quasi, ti parevano cose da Caltanissetta-Ragusa, non da Siena Viterbo. Però almeno da Caltanissetta a Ragusa qualche decina di chilometri più di cento ci sono, comunque...

Ahi Serva Italia di dolore ostello

Ahi Trenitalia...comunque...


In bicicletta da Attigliano a Bomarzo e poi fino a Viterbo

Prima di partire: colloquio con il ragazzo (Francesco?) che vende schifezze da mangiare sul treno e aspetta anche lui il treno delle 16,10 e ti invita a rimanere un altro pò, a non partire subito (quasi manco ci crede che vuoi farti venti o trenta chilometri in bicicletta, eppure il tempo è bello, non piove, c'è il sole)

4 novembre, rumeni ad Attigliano

Questo succede al ritorno, l'indomani, il 4. Dopo che ho incontrato a Viterbo un pò di volti che discutono di 41 bis e di un presidio che ci sarà il 10 di novembre sotto il carcere di Viterbo e ho visto un videofilmato sull'insurrezione di aprile (del 2007) nelle carceri greche, e dopo che mi sono ricordato di una serie di appuntamenti interessanti come lo sciopero della fame; dei detenuti per l'abolizione dell'ergastolo (inizio dello sciopero il 1° dicembre, adesione: 700 ergastolani e più di 4000 tra detenuti e parenti e amici); dell'assemblea anticarcerari del 17 e 18 novembre a Napoli e della possibilità/proposta di andare a Perugia insieme ad alcuni ragazzi di Viterbo per un presido sotto il carcere dove sono segregati alcuni ragazzi arrestati dieci giorni fa tra Perugia e Spoleto...

Insomma, dopo tutto questo e altro ancora, ad Attigliano arrivo da Viterbo in bicicletta e arrivo alla stazione dei treni dove il primo treno e fra un'ora, per Firenze, chiaramente, dico addio alla prospettiva di ripassare per Siena, e vado al bar della stazione. Chiedo se c'è una posta aperta con sportello postamat esterno per prelevare con la carta poste pay, il barista mi dice di no e mi dice di no anche alla domanda "Puoi darmi un panino eccezionalmente?"

Al bar della piccola piazzetta di Attigliano provo a fare la stessa cosa ma la risposta è sempre negativa. Ricorro al metodo antico e sempre nuovo,e, prima di uscire dal bar, per sfregio, più che per altro, prendo un pacco di krakers da 50 cent., sono gli ultimi spiccioli che ho in tasca, li tengo in tasca e metto in tasca anche i krakers dopo aver attraversato la soglia della porta ed essermi ritrovato a respirare l'aria fuggisca della piazzettina antistante. Una bambina mi saluta da lontano, mi sorride e se ne va.

Sulla mia destra c'è una stradina in discesa. Vedo due donne che camminano vesro una porta all'inizio della stradina. Una ha in mano una torta fatta in casa, modello panedispagna ricoperto di zucchero a velo. Un'altra ha una in mano qualcosa che sembra da mangiare ma la parte visibile è un sacchetto grande tipo ipercoop o comunque spesa in un supermarket, dentro però si suppone ci siano cose fatte a mano e in casa, a giudicare dall'aspetto e dallo stile delle donne....

Le fermo e chiedo se hanno un pezzo di pane con un pò di formaggio
Tentennano. Bussano alla porta, sembra che vogliano lasciarmi solo col mio appetito (noi non conosciamo la fame, diceva Nino La Tona, un mio compagno di infanzia di Caltanissetta) e le mie speranze di ricevere ascolto.

Apre un uomo e dice "Qui siamo tutti stranieri", con tono buono e sincero, sommesso quasi. Una delle due donne prima che lui chiuda la porta dice qualcosa e l'uomo mi dice di aspettare. Una delle due mi porta un fagottino con un pò di pane e qualche fetta di salame e altre fette di mortadella che somiglia al cotechino, allo zampone che si mangia a capodanno.
Mi metto nella piazza a mangiare e un pò lungo la via che porta verso il centro storico. Respiro l'aria della terra che viene dalla valle, appoggiato a un muretto, il sole splende, quelle donne e quegli uomini credo siano rumeni.

Prima di arrivare alla piazzetta venendo dalla stazione avevo chiesto a un ragazzo se aveva qualche spicciol. Mi aveva detto che non ne aveva. E che stava andando in un magazzino di rumeni. Lo rivedo, lui, a pochi metri da dove sto mangiando. il mio panino, davanti a un negozio di alimentari. Finisco il panino ed entro dentro il negozio, ho gli ultimi 50 centesimi di euro, chiedo alla donna dietro al banco se mi da un pò di formaggio per 50 centesimi. Lei senza pensarci taglia una caciotta,e me la porge, un pezzo piccolo ma robusto, consistente, le chiedo come mai non la pesa e lei risponde che se la pesasse i 50 centesimi non basterebbero. Lascio le monete sulla sua mano, prendo la caciotta, ringrazio ed esco. Erano anch loro rumeni.

Dopo un pò chiudono il negozio, lei prima di salire sull'automobile del marito mi si avvicina e chiede se voglio un pò di pane o qualcos'altro, dico che ho già mangiato del pane e ringrazio.


De giorni fa al Bar Ortensia, a Siena, tra i libri della piccola libreria del bar (più che altro una mensola) trovo una raccolta di fotografie di Stefano Pacini e un altro di cui non ricordo il nome, parlano dei primi anni '90, Piombino, mobilitazioni degli operai dell'Acciaieria (la Magona) dopo i licenziamenti a raffica. Parlano del periodo immediatamente successivo alle mobilitazioni: assunzioni con condizioni sindacali semischiaviste, la maggior parte degli operai, c'è scrito, è originaria della Romania. Penso ai titoli dei giornali di questi giorni: caccia al rumeno a Roma (e non solo), rischio xenofobia, poi penso alle parole di Antonucci sul nazismo strisciante dei nostri giorni psichiatrici: "se tornassero gli inquisitori fanatici del medioevo ogi ci chiederebbero un pò di moderazione". Son felice di aver lasciato il libro Pensieri sul suicidio, di Antonucci, dove ho trovato queste parole, a Eli, a Siena, che aveva conosciuto Antonucci personalmente ma non aveva ancora letto un suo libro e si era fatta contenta di aver visto il libro sul tavolo della sua cucina dopo che io lo avevo poggiato non appena arrivato a casa sua.

Ancora sulla repressione di Trenitalia

A Fabro il controllore mi fa scendere e non transigge (è il capotreno). Dico che se vuole do i miei nominativi, anche se non ho il documento, altre volte la polfer ha concesso questa fiducia. Lui mi porta in uno scomparto dove c'è un poliziotto in borghese (ora che ci penso avrei potuto chiedergli di esibire il distintivo, oltre alle chiacchiere che non mi ha lesinato).

Mi costringono a scendere e non volgiono ascoltare scusanti (anche al poliziotto dico che altre volte i suoi colleghi hanno accettato in fiducia, magari verificando via radio la mia identità).

Il capotreno rincara la dose e mentre scendo dal treno mi dice che ho la possibilità di fare il biglietto. Sebbene gli abbia detto che non sono riuscito a trovare sportelli per prelevare e non credo ce ne siano in un paesino come Fabro, dopo avermi detto che avviserà i colleghi dei treni successivi e altre provocazioni del genere.
Io rispondo che scriverò del mio reportage della sua intransigenza spropositata. Prima di scendere ad alta voce mi dice "Lei è l'unico che non ha il biglietto su centinaia di viaggiatori". E io rispondo "E lei è l'unico che non sa come funziona Trenitalia", alludendo ai disastri più o meno latenti e più o meno recenti

Alla mia proposta di scrivere sul reportage del suo atteggiamento risponde dicendo che per lui è "un onore, soprattutto per la nuova linea di trenitalia" (allude alla campagna Mai più senza biglietto partita il 17 settembre).

"Io faccio rispettare le regole", aggiunge lapidario (ha la mia età o giù di lì, per capirsi)
A sto punto non ce la faccio più
"Anche i boia e i nazisti facevano rispettare le regole" (poi ci ripenso e aggiungo mentalmente, "fanno", non "facevano", non è che non esistono più, abbiamo fatto finta di no vederli e di punirli, ma il grosso è tutto...dentro)

Mi pento un pò di quelle parole, anche perchè per molto meno un controllore mesi fa tra Bologna e Rimini mi voleva querelare (gli avevo detto "Si dovrebbe vergognare di quello che dice"). Appena uscito dalla stazione vedo e sento uomini in pantaloncini e maglietta bianchi (un pò di loro) e rossi (un altro pò di loro). Una palla corre o rimbalza tra di loro e loro cercano di agguantarla per portarla verso l'estremità di una distesa di prato rado e verde. Mi avvicino e poi vado a sedermi nelle sedie di pietra lungo un lato della distesa rettangolare di prato verde e rado. Mi dicono che le due squadre si chiamano Fabro e Stroncone. Giocano in I cataegoria. Una bella partita. Tesa, avvincente, non guardavo una partita di calcio da chissà quanti anni. Quando arrivo è finito il primo tempo. Vedo quasi tuto il secondo tempo e poi parto. prima di entrare per sedermi chiedo a una donna se si pga. Lei mi dice di sì. Quando entro nessuno mi chiede di pagare. O la donna non ha capito la domanda, o dopo un tot di minuti non si paga più. Ecco, anche in Trenitalia dovrebbe funzionare così: dopo un tot di minuti di ritardo dei treni ognuno dovrebbe pagare "a piacimento" ! Ma dimentico di vivere in un'epoca postnazista, di TSO quotidiani, di Cpt facili, di 270 bis e 419 c.p. per una scritta su un muro ( o quasi), in un'epoca in cuio per telefonare da un phone center devi esibire il documento di identità, e se un'Azienda di Trasporti come Trenitali va allo sfascio, invece di dire "Scusate, meritiamo bastonate e per evitare di prenderle abbassiamo il prezo del biglietto" al contrario, come per magia, non solo il prezo del biglietto aumenta, ma inoltre per chi non riesce a farlo o a timbrarlo (anche se le macchinette non funzionano e gli sportelli aperti sono uno su tre), l'Azienda aumenta le multe (è solo terrorismo psicologico, che si aggiunge a quello che c'è, munnizza ccu munnizza, chissu ccu ll'antru!) per chi non ha il biglietto o non l'ha timbrato, avevo dimenticato, per un attimo...


Sulle orme di Camenisch

A Viterbo ho incontrato una donna e un uomo che hanno condiviso luoghi e cose con Camenisch, uno (l'uomo) addirittura ha condiviso qualch anno nella sezione carceraria di Biella, Alta Sorveglianza, o Carcere Speciale che dir si voglia.

2 commenti:

Valentina Gaglione ha detto...

Ametto di non aver letto tutto, perchè stanca, ma la prima parte su trenitalia, può essere inserita nell' idea teatrale di cui abbiamo parlato!
che ne pensi?
Ps. 2007 non 3007 :)

bacioniiii

angelo maddalena ha detto...

capolavoro! Sei troppo avanti! bacioni, angelo